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Il personaggio
 Intervista a Marco Zambelli, dalla Serie A al Csi

Intervista a Marco Zambelli, dalla Serie A al Csi

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A cura di Orazio Franco

“Alla Muppet per divertirmi e sostenere il calcio femminile”

Marco Zambelli è nato a Gavardo, sulle colline del bresciano, e proprio con la maglia delle rondinelle ha dato il meglio di sé: 299 presenze condite da 7 gol nel Brescia, nel corso di 12 campionati, dal 2003 al 2015. Terzino destro, ha giocato in tutte le Nazionali giovanili, fino al debutto in Under 21, nel novembre 2004 a Sofia contro la Bulgaria, nell’Italia di Chiellini e Cassano, di Gilardino e De Rossi. Classe 1985, una volta chiusa la parentesi bresciana Zambelli ha giocato altre due stagioni in serie A, nell’Empoli, prima di trasferirsi al Foggia e di chiudere la carriera nel 2020 con la maglia del Feralpisalò.

Marco Zambelli, che cosa fa adesso nella vita?
Sono un papà che oggi ha molto più tempo da dedicare alla famiglia; nel frattempo mi sono laureato, completando anche un master in Sport&Management a Parma. Adesso sono alla ricerca di un ruolo nuovo nel mondo del calcio, a livello dirigenziale e nel frattempo aiuto a mia moglie Clara Gorno che da qualche mese è presidente del Brescia Calcio Femminile.

Nel frattempo continua a giocare nel campionato CSI. Perché?
Perché avevo voglia di tornare a divertirmi e nel campionato Csi sono tornato a respirare sensazioni che non provavo da anni, visto che quando il calcio diventa un lavoro non è facile godersi ogni singolo momento.

La sua squadra ha una specificità particolare. Quale?
La Muppet Fc, nasce dall’idea di affiliarsi alla realtà del Brescia Calcio Femminile: abbiamo lo stesso stemma, ma di colore rosa. Il nostro obiettivo consiste nel sensibilizzare tutti a proposito del calcio femminile: vogliamo che ci siano davvero pari opportunità per donne e uomini.

Che cosa ricorda dei suoi due esordi, fra i professionisti e il campionato Csi?
Il debutto con i professionisti avvenne nell’ottobre del 2003, avevo 18 anni: Brescia-Palermo 2-3 di Coppa Italia. L’esordio nel Csi è stato contro il Treviso Bresciano e anche quella volta ho perso in casa: è finita 3-4.

E i gol?
Il primo da professionista l’ho segnato in un Pisa-Brescia 0-3 del 2007. La prima rete con i Muppet, invece, è arrivata grazie alla morra cinese.

Cioè?
Ho battuto il nostro centravanti a carta, sasso e forbici; in quel modo mi sono conquistato il diritto di tirare il calcio di rigore.

C’è stata qualche trasferta nel Csi che le ha ricordato l’atmosfera di San Siro?
Probabilmente la partita in casa del Pertica Bassa: i tifosi sugli spalti, tra schiamazzi e petardi, hanno creato un’atmosfera molto calda.

Chi è il giocatore più forte con cui ha giocato?
Nel Brescia non posso non citare Baggio e Guardiola, ma mi piace aggiungere all’elenco anche Possanzini, Caracciolo, Diamanti ed Eder. Pensando all’Empoli mi vengono in mente Zielinski, Paredes, Saponara e Maccarone.

E adesso nei Muppet?
Oggi ho solo un nome da fare: Claudio Massolini, in arte CM10 (sorride, ndr).

A chi consiglierebbe di fare la sua esperienza, fra i suoi ex compagni?
Se la si affronta con lo spirito giusto, questa è un’esperienza molto divertente e quindi la consiglio a tutti. A patto però di non aspettarsi che il compagno faccia sempre il passaggio giusto. E poi l’importante è che dopo la partita si vada tutti insieme a mangiare una pizza.

Quali suggerimenti darebbe agli organizzatori del torneo Csi per migliorarlo?
Non è mai bello dare consigli a chi lavora con impegno da anni. Però, confrontandomi con dirigenti di altre società, è emerso che forse si potrebbe fare un salto di qualità sul fronte arbitrale, visto che talvolta ci si confronta con direttori di gara che non sono propensi a confrontarsi con i giocatori in campo. Mi permetta poi un consiglio al pubblico sugli spalti: non bisogna mai dimenticarsi che si tratta di partite di livello amatoriale. E quindi sarebbe ancor più importante mandare messaggi positivi: perché il campionato Csi è un bel fiore del nostro calcio ma va tutelato.