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Il personaggio
 #StoriediSport: Jury Chechi

#StoriediSport: Jury Chechi

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Guardando il palmares di Jury Chechi non si può non rimanere impressionati. Qualsiasi cosa si potesse vincere lui l’ha vinta. Quel piccoletto venuto dalla Toscana è stato capace di stupire tutti e di dominare la specialità degli anelli negli anni novanta.

Il nome Jury assegnatogli dai genitori in onore del cosmonauta russo Gagarin, primo uomo a volare nello spazio, sembra quasi un segno del destino. Non è un astronauta ma anche lui è capace di volare. Non vola nello spazio ma su degli anelli.

Una passione nata quasi per caso (fortunatamente!), grazie alla sorella che pratica ginnastica artistica. E così, guardando i bambini di quella palestra sugli attrezzi e i tappetini, decide di provarci anche lui, nonostante un corpo gracilino non propriamente adatto alla specialità. Ma quel corpo diventa un fisico roccioso, con una muscolatura talmente perfetta che se Leonardo Da Vinci fosse stato ancora in vita lo avrebbe preso come modello per i suoi studi sul corpo umano.

Jury Chechi si contraddistingue anche per la sua forte personalità e per la sua tenacia, caratteristiche che gli permettono di superare, più volte, i gravi infortuni subiti e tornare più forte e vincente di prima.
La sua grande carriera da ginnasta inizia nel 1976 a soli 7 anni e, dopo solo un anno, vince già il Campionato Regionale Toscano. Se il buongiorno si vede dal mattino…

Nel 1984 entra nel giro della Nazionale Juniores trasferendosi a Varese nella Società Ginnastica Varesina dove si specializza nella disciplina degli anelli. Inizia cosi l’escalation di Jury Chechi. Sotto la guida del suo allenatore Bruno Franceschetti, in sei anni, vince tutto: 6 titoli italiani consecutivi, i Giochi del Mediterraneo, le Universiadi, 4 Europei e 5 Mondiali. In particolare i Giochi del Mediterraneo di Atene sono un vero tripudio per Jury Chechi che vince 6 medaglie d’oro rispettivamente agli anelli, al corpo libero, al cavallo con maniglie, alle parallele simmetriche, nel concorso generale individuale ed in quello a squadre. Un vero trionfo che gli assicurano, di diritto, i favori dei pronostici alle Olimpiadi di Barcellona del 1992, unico trofeo mancante nella pluridecorata bacheca.

Ma la fortuna non è dalla sua parte e, un mesetto prima delle gare, durante un allenamento, Jury si rompe il tendine d’Achille. Infortunio che lo costringe a rinunciare alla kermesse e al sogno a Cinque Cerchi.
Jury è forte, non solo fisicamente, e supera alla grande l’infortunio. Dall’anno successivo si aggiudica per cinque volte di fila il campionato Mondiale (1993-1997), diventando il primo ginnasta nella storia a vincere cinque ori iridati consecutivi in una specialità.

È il 1996, però, l’anno in cui raggiunge l’apice della sua carriera. Siamo nella notte tra il 28 e il 29 luglio al Centennial Olympic Park di Atlanta per le Olimpiadi. Arrivato anche qui con i favori dei pronostici, Jury Chechi esegue un esercizio perfetto che la giuria valuta 9.887, un punteggio altissimo. Si rende subito conto di ciò che ha fatto ed esulta tantissimo abbracciando il suo allenatore. Dopo 7 anni e le numerose vittorie ottenute, è finalmente oro olimpico!

A 32 anni dall’ultima vittoria olimpica italiana nella ginnastica, ad opera di Franco Menichelli ai Giochi di Tokyo ’64, un altro italiano riesce nell’impresa di conquistare l’oro nella kermesse a Cinque Cerchi.

Vola, vola, vola, vola, vola verso il podio, vola verso il podio Jury Chechi, vola, ce l’hai fatta Jury. Jury ce l’hai fatta, Jury ce l’ha fatta, questo è un esercizio perfetto, perfetto, perfetto, è perfetto, è un esercizio da oro, è un esercizio da oro…! 9.887: è medaglia d’oro, è medaglia d’oro, è medaglia d’oro, è oro, 9.887. E’ la fine veramente di un inseguimento durato troppo tempo, è la medaglia d’oro più bella di queste Olimpiadi per l’Italia, perché costruita con emozione, con pazienza, con tenacia, con volontà, con grinta, e c’è tutto Jury Chechi in queste emozioni…” le parole emozionate e indimenticabili del telecronista Rai.

Nel ’97, dopo aver vinto l’oro ai Mondiali di Losanna, alle Universiadi di Catania e ai Giochi del Mediterraneo di Bari, annuncia il suo ritiro.
Ma l’amore per questo sport è troppo grande e Chechi decide di tornare in pista puntando le Olimpiadi di Sydney del 2000.
La sfortuna, però, torna a fargli visita e durante la preparazione atletica si rompe il tendine brachiale di un bicipite costringendolo a saltare le Olimpiadi per la seconda volta in carriera.

#StoriediSport Jury Chechi associazione sportiva internazionale 1
Foto: corriere.it

Dopo un altro annuncio del ritiro, una promessa fatta al padre, in quel momento ricoverato in ospedale, lo porta di nuovo agli anelli, pronto a prepararsi per Atene 2004. Qui, giunto come portabandiera italiano, a quasi 35 anni, conquista una incredibile medaglia di bronzo.

A 35 anni, 1 oro olimpico, 5 ori Mondiali, 4 ori Europei, 3 ori alle Universiadi e 13 ori ai Giochi del Mediterraneo, termina la carriera del “Signore degli anelli”. Una carriera fatta di tanti sacrifici, tanta sfortuna ma soprattutto tante vittorie.