Home Approfondimenti Dietro le quinte delle plusvalenze. Il loro significato nel calcio contemporaneo

Dietro le quinte delle plusvalenze. Il loro significato nel calcio contemporaneo

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a cura di Dott. Mario Piroli – Docente di diritto sportivo FIFA Football Agent

Ad esclusione dei principali club europei, la maggior parte dei club calcistici, ai fini della loro sostenibilità economica, necessita di attuare quel fenomeno definito come “player-trading”, consistente in una voce caratteristica dei bilanci dei club che rappresenta il risultato della gestione della rosa dei calciatori, dato dalla differenza tra i relativi ricavi e costi. Proprio in tale contesto si incardina il concetto di plusvalenza; la cessione del contratto di un calciatore, se effettuata ad un prezzo superiore rispetto al valore residuo riportato nello stato patrimoniale, genera, infatti, una plusvalenza. La registrazione di una plusvalenza a bilancio permette, dunque, da un lato, l’aumento dei ricavi da riportare nel conto economico e, dall’altro lato, di scongiurare eventuali domande di liquidazione giudiziale con conseguente intervento degli organi della giustizia ordinaria.
La plusvalenza, oltre ad aver assunto, nel corso degli ultimi anni, un ruolo centrale nel mondo del calcio contemporaneo, è giunta alla ribalta per la tecnica di plusvalenze “gonfiate o fittizie”, la quale si articola in una cessione fittizia del diritto alla prestazioni sportive di un determinato calciatore ad un prezzo superiore a quello effettivamente percepito dal club cedente che invece rappresenta il reale valore di mercato di quest’ultimo, parametrato alle sue capacità tecniche ed alla sua età.
In altri termini, si assiste ad una sopravvalutazione del valore del calciatore oggetto di cessione, effettuata in sede di negoziazione tra i club, in modo tale da consentire al club cedente di contabilizzare un ricavo gonfiato. Di regola, tale tecnica viene utilizzata principalmente per calciatori di giovane età o provenienti da campionati esteri.
Ulteriore strategia, potenzialmente anche più efficace di quella appena esposta, consiste nell’applicare la tecnica delle plusvalenze “incrociate”.
L’attuazione di tale tecnica è stata, inoltre, favorita dall’introduzione in Italia dell’istituto di origine spagnola del “diritto di recompra”: si tratta di una clausola che consente al club cedente di riacquistare in un secondo momento il calciatore che è stato oggetto di cessione a cifre già stabilite. Sul piano pratico, la strategia in questione implica uno scambio reciproco di calciatori tra due club a prezzi identici e superiori ai valori reali degli stessi, in modo tale che entrambi i club possano giovare di una plusvalenza, innalzando così la componente attiva del a cura di Dott. Mario Piroli – Docente di diritto sportivo FIFA Football Agent conto economico, senza che tali operazioni comportino un reale spostamento di liquidità.
Seppur risulti evidente come si sia dinanzi ad operazioni fittizie che influenzano a tutti gli effetti la rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale, finanziaria e reddituale di un club, il fenomeno, sul piano regolamentare, non è di semplice risoluzione. In primo luogo occorre considerare che l’attuazione dei sistemi appena esposti comporta, oltre che degli illeciti disciplinari sul piano sportivo, un vero e proprio “doping amministrativo” riconducibile ad una serie di delitti tra cui quello di false comunicazioni sociali ai sensi degli artt. 2621 e seguenti del Codice Civile, nonché a reati di carattere tributario, quali la dichiarazione fraudolenta per operazioni inesistenti, la falsa fatturazione e l’omesso versamento dell’IVA, reati che, tra l’altro, costituiscono anche un legittimo presupposto per la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche ai sensi del
decreto legislativo n. 231/2001. In secondo luogo, definire il valore oggettivo di un calciatore è, se non impossibile, molto complesso. Su tale aspetto alcune soluzioni sono
state suggerite dai giudici federali investiti della cognizione della recente vicenda plusvalenze con cui la Juventus è stata sanzionata con dieci punti di penalizzazione in
classifica, tra queste la possibile introduzione di alcuni parametri il cui superamento qualificherebbe l’operazione come illecita. Si potrebbe, inoltre, pensare alla fissazione
di criteri di valutazione che individuino un certo “range” di valore del calciatore, all’interno del quale vada fissato il corrispettivo della cessione, in tal caso, tuttavia, sarebbe necessario un intervento della FIFA, trattandosi di una disciplina sovranazionale, intervento che potrebbe basarsi anche su un algoritmo finalizzato a stabilire un
valore economico quanto più oggettivo di un calciatore.
Invero, seppure è innegabile che le operazioni legate alle plusvalenze, inserendosi in una contrattazione di libero mercato, non sono ancorate a fattori valutativi normativamente predeterminati, nulla vieta che tali operazioni, in ragione della loro influenza sui dati di bilancio, possano essere ricondotte a criteri di veridicità, correttezza e prudenza, soprattutto laddove emerga un anomalo utilizzo delle stesse da parte dei club, con un conseguente vantaggio sul piano sportivo e fiscale.