Da campione di rugby a imprenditore inarrestabile, Giambattista Venditti non smette mai di affrontare nuove sfide. Ex rugbista, ha lasciato il segno nel panorama sportivo italiano, non solo per le sue doti fisiche e il suo talento sul campo, ma anche per il suo spirito di squadra e la sua dedizione. Con una carriera che lo ha visto protagonista sia a livello nazionale che internazionale, Venditti ha saputo farsi apprezzare non solo per la sua capacità di giocare al massimo livello, ma anche per la sua personalità carismatica. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, ha intrapreso una nuova fase della sua vita, fatta di sfide fuori dal campo, come imprenditore, formatore e comunicatore, affrontando nuove passioni con lo stesso impegno che ha dedicato al rugby. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare il suo percorso di vita, le sue nuove sfide e come lo sport continui a ispirarlo anche fuori dal rettangolo di gioco.
Dopo aver lasciato il rugby, come è cambiato il tuo approccio alla vita quotidiana? Ci sono aspetti della tua carriera sportiva che ti accompagnano ancora oggi?
Dopo aver smesso di giocare, il mio approccio alla vita quotidiana è diventato più equilibrato. Nel rugby vivevo per il prossimo allenamento o partita, sempre con l’adrenalina alta e il bisogno di sentirmi pronto e preparato. Ora, cerco di dare più spazio alla famiglia e alla riflessione, mantenendo comunque quella grinta che il rugby mi ha insegnato. Disciplina e routine restano fondamentali nella mia giornata: sono abituato a lavorare sodo, a non scoraggiarmi facilmente e a cercare sempre di migliorare.
Il rugby ti ha insegnato molto in termini di disciplina e lavoro di squadra. Come hai trasferito queste lezioni nella tua vita professionale post-sportiva?
Nel rugby il lavoro di squadra è essenziale e ho portato questo stesso spirito collaborativo nelle mie attività professionali. Quando lavori in un team, ogni membro ha un ruolo specifico, ma l’obiettivo è unico. In uno spogliatoio è meno netto il bisogno di darsi compiti precisi mentre nel lavoro comprendere bene il tuo perimetro e quello degli altri è fondamentale. So che è importante coinvolgere le persone, ascoltarle e motivare, esattamente come in campo. La disciplina poi mi aiuta a mantenere costanza e a vedere il risultato come una conseguenza, su cui non ho controllo ma che possono influenzare attraverso il lavoro.
Cosa significa per te essere stato un punto di riferimento per tanti giovani? Ti senti ancora un modello per i ragazzi che sognano di seguire una carriera nel rugby?
Essere stato un esempio per i giovani è un onore e allo stesso tempo una grande responsabilità, che nasce innanzitutto dal rasmettere valori come il rispetto, la perseveranza e l’umiltà. Mi impegno a essere disponibile per i giovani, condividendo con loro ciò che ho imparato sul campo. Se il mio percorso può ispirarli, sono felice di poter contribuire alla loro crescita, non solo come giocatori ma soprattutto come persone. Da atleta utilizzavo di più i social ed era come se avessi avuto un megafono che raggiungeva più persone, ma ora che li uso decisamente meno sento che ho la possibilità di andare più nel profondo delle persone che incontro e posso innescare cambiamenti veri.
Oltre alla tua carriera sportiva, oggi sei anche un imprenditore. Come hai affrontato questa nuova avventura? Quali sono le sfide più grandi nel mondo degli affari?
L’avventura imprenditoriale è una sfida stimolante, diversa ma con alcune similitudini rispetto al rugby. Ho dovuto imparare cose nuove, mettermi in gioco daccapo. La sfida più grande è rimanere competitivi e innovativi in un contesto sempre in evoluzione, dove bisogna adattarsi velocemente ai cambiamenti. Il mondo del business, come il rugby, richiede strategia, capacità di prendere decisioni rapide e la consapevolezza che, da solo, non si va lontano….siamo animali sociali e insieme abbiamo più chance!
Qual è il ruolo in cui ti trovi più a tuo agio e quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il ruolo che al momento ricopro in Federazione mi piace molto. Mi dà la possibilità di restare molto vicino al campo potendone sentire ancora l’adrenalina e allo stesso momento abbastanza lontano da esso per poter avere una visione più ampia e influenzare comunque, in modo positivo, la preparazione dei giocatori.
Mi sono cimentato con diverse aziende in progetti di formazione e devo ammettere che adoro lavorare con le persone e aiutarle a scoprire e sviluppare il loro potenziale, sia in ambito sportivo che professionale. Per il futuro, mi piacerebbe continuare su questa strada, espandere le mie competenze e magari creare progetti che possano lasciare un impatto positivo, in particolare per i giovani e gli ex atleti che stanno affrontando il difficile passaggio alla “vita normale” dopo lo sport. Voglio contribuire a creare una rete di supporto per chi, come me, si trova ad affrontare nuove sfide e obiettivi al di fuori del campo.
La comunicazione è un altro aspetto che hai esplorato dopo il rugby. Come ti prepari a comunicare in modo efficace e quale messaggio vorresti trasmettere al tuo pubblico?
La comunicazione è essenziale in ogni aspetto della vita. Dopo il rugby, ho capito quanto sia importante saper trasmettere idee e ispirare chi ti ascolta. Per prepararmi, mi dedico molto alla formazione, studio tecniche di comunicazione e cerco di metterle in atto. Il vero super potere però è essere autentico, usando il mio vissuto per creare un contatto vero con le persone. Il messaggio che vorrei trasmettere è che, con impegno e determinazione, è possibile superare ostacoli e trovare un nuovo equilibrio, anche dopo una carriera intensa come quella di un atleta.
Raccontaci di un momento che ti ha segnato durante la tua carriera. Un episodio che ti ha fatto crescere come persona, oltre che come atleta.
Un momento che mi ha segnato profondamente è stata una sconfitta importante in nazionale in cui non ero stato neanche convocato. Proprio essere stato escluso dai titolari era stata la mia personale sconfitta. Ero devastato, mi sentivo di aver deluso la mia famiglia e i miei tifosi. Ma è proprio in quel momento difficile che ho imparato la lezione più grande: a volte, una sconfitta ti insegna molto più di una vittoria. Una settimana dopo abbiamo vinto una partita storica contro il Sud Africa campione del mondo e ho anche segnato una meta. Sono convinto che quella pesante sconfitta sia stata fondamentale per costruire una delle più grandi vittorie azzurre. A me personalmente quell’esclusione ha spinto a riflettere, a lavorare su me stesso, e ad accettare che il fallimento fa parte del percorso. Da lì ho capito che il rugby, come la vita, è una continua sfida, e ciò che conta è come ci si rialza dopo ogni placcaggio.
Giambattista Venditti si rivela come una personalità ricca di umanità e determinazione, plasmata dall’esperienza intensa di una carriera sportiva che lo ha temprato, insegnandogli valori profondi. L’ex atleta, oggi imprenditore e formatore, è riuscito a trasferire nella sua vita quotidiana e professionale la disciplina, la resilienza e lo spirito di squadra appresi sui campi da rugby, portandoli anche nel mondo del business e della comunicazione. Venditti non solo si pone come modello per i giovani, ma si impegna attivamente a supportarli, incarnando un esempio di dedizione autentica, priva di filtri.
La sua riflessione sull’importanza del fallimento, emblematica in un episodio cruciale della sua carriera, rivela una capacità unica di trarre insegnamenti preziosi da ogni esperienza, anche da quelle più difficili.
Questo spirito riflessivo e resiliente emerge chiaramente anche nel suo desiderio di contribuire al benessere degli ex atleti, accompagnandoli nel difficile passaggio dal mondo sportivo a una nuova quotidianità. Venditti incarna una forza tranquilla: un ex atleta che, pur avendo lasciato il campo, continua a mettere al centro della propria vita valori come l’umiltà e la perseveranza, ispirando chiunque incontri lungo il suo percorso.