A cura di Lorenzo Bordiga
Lo sport è in continua evoluzione, seguendo il passo dei repentini cambiamenti che subiscono il mondo e la vita delle persone. La tecnologia è ormai già entrata prepotentemente a far parte del mondo sportivo, creando un vero e proprio ramo di studio, specializzazione e competenze, con il conseguente inserimento di professionisti del campo nelle varie realtà sportive e negli staff tecnici per ogni sport. L’esempio più calzante – e probabilmente il più conosciuto – lo si può vedere nel mondo del calcio.
È già da qualche anno che nell’ambiente calcistico si fa normalmente uso di GPS, droni, simulatori virtuali, app e nuovi software per l’analisi video.
Insomma, parallelamente all’uso che tutti noi facciamo di questi strumenti nella quotidianità, lo stesso avviene nel calcio per avere una maggiore e migliore conoscenza dell’avversario, oltre a una preparazione tattico-fisica di alto livello.
Non è un mistero che ormai il GPS sia diventato quasi essenziale per ogni squadra di calcio, misurando i chilometri percorsi dai giocatori. Inoltre permette di vedere le zone che gli stessi occupano nel campo, potendo così migliorare la parte tattica e la disposizione degli uomini sul rettangolo di gioco.
Per non parlare dell’uso dei droni, utilizzati durante gli allenamenti per filmare i vari momenti, così da poter rivederli insieme ai calciatori per correggere gli errori. Lo stesso vale anche per le app di monitoraggio o di studio tattico; ma pure per i simulatori virtuali – utilizzati con maggior frequenza all’estero – per permettere ai calciatori di migliorare sia individualmente sia nel del gioco di squadra.
Insomma, per stare al passo con i tempi e con le varie tecnologie che arrivano, anche lo sport – e dunque le società sportive – si è adeguato, per mantenere la
competitività delle squadre ad alti livelli. Ma questo pare che sia stato solo l’inizio. Infatti da qualche anno la tecnologia della VAR (video assistant referee) –in italiano sarebbe arbitro assistente in video–è sponsorizzata da “crypto.com”, un’app di scambio di criptovalute con sede a Singapore, la famosa “moneta virtuale” che presto o tardi avrà il boom che molti aspettano. Per non parlare del fatto che persino il mondo del metaverso (una sorta di realtà virtuale condivisa tramite internet, dove ognuno ha un proprio avatar in tre dimensioni) ha ormai fatto il suo ingresso nel mondo sportivo, in particolare in quello calcistico. È notizia di qualche mese fa che alcuni calciatori abbiano iniziato a investire, appunto, nel metaverso, acquistando parti dell’universo. Perciò il mondo della criptovalute, oppure degli NFT (non-fungible token, che sono un tipo speciale di token che rappresenta l’atto di proprietà e il certificato di autenticità scritto su catena di blocchi di una bene unico) e anche del metaverso, riassumibile verosimilmente nel concetto di Web 3 (un’idea per una nuova iterazione del World Wide Web – www – basata sulla tecnologia blockchain, che ha concetti come la decentralizzazione e l’economia basata sui token), fa e farà parte dello sport.
In aggiunta, per gli amanti dei giochi manageriali esiste anche “Sorare”, un gioco fantasy di calcio, in cui i giocatori acquistano, vendono, scambiano e gestiscono una squadra virtuale con le carte giocatore digitali, utilizzando la tecnologia blockchain (un registro di contabilità condiviso e immutabile che facilita il processo di registrazione delle transazioni e la tracciabilità dei beni in una rete commerciale).
Se tutto questo sia un bene, oppure solo un inquinamento ulteriore al concetto basilare dello sport, lo si vedrà; e probabilmente – come spesso accade – alcune cose saranno da salvare, mentre altre da migliorare o addirittura da eliminare. Certo è che lo sport rappresenta una parte sociale fondamentale per la gente, perciò ogni cambiamento che è avvenuto e che avverrà dovrà aspettare per forza, come sempre, la risposta del pubblico.