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Carola Saletta. Un’atleta con Il sogno di Milano Cortina 2026 e l’impegno nel campo dei diritti umani e della cooperazione internazionale

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Carola Saletta sport star magazine

Carola Saletta, attaccante per Lausanne HC (SWHL-C) e Tramelan (SWHL-B), è una hockeista su ghiaccio, figlia d’arte di Dario Saletta, ex giocatore e dirigente federale. In Nazionale maggiore dal 2009 e capitano dal 2016 con la maglia numero 4, come quella del padre, Carola ha disputato 10 Mondiali di divisione con la squadra azzurra, inclusa la storica promozione in Prima Divisione Gruppo A nel 2018. Ha vinto 3 campionati italiani e un europeo con le Eagles Bolzano. Atleta in dual career si è laureata in giurisprudenza con il massimo dei voti e ha ottenuto un master di II livello a Ginevra, dove ora lavora per il dipartimento legale dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR).

Carola Saletta 1

Sei giovanissima Carola ma hai già le idee ben chiare. Cosa ti ha spinto a realizzare un percorso in dual career che ti sta portando a Ginevra, impegnata con le Nazioni Unite? La tua formazione sportiva ha contribuito nella scelta?
A livello caratteriale, credo di essere sempre stata decisa e determinata nell’inseguire i miei sogni e difendere le mie convinzioni, con la giusta dose di testardaggine che ogni atleta deve avere per arrivare in alto. Rispetto alla formazione sportiva invece, sin da bambina, ho sempre avuto un lato molto competitivo (sano ma pure sempre competitivo) e una forte voglia di andare controcorrente. Questo lato ha sicuramente influenzato tutte le scelte e le opportunità che mi si sono presentate negli anni, sia a livello sportivo che a livello lavorativo. Mi sono laureata con il massimo dei voti in Giurisprudenza nel 2018, ma con la consapevolezza di non voler restare in Italia come avvocato ma andare all’estero per una carriera internazionale di più ampio respiro, nel campo dei diritti umani e della cooperazione internazionale. Così, nel 2020 ho ottenuto una laurea di specializzazione in diritto internazionale e sono riuscita finalmente a trovare lavoro con le Nazioni Unite a Ginevra. La mia ‘dual career’ oggi – atleta con il Lausanne HC e nazionale azzurra, giurista internazionale con UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati – credo rispecchi a pieno questa voglia e motivazione di far parte di qualcosa di più grande: sia questo a favore delle persone più vulnerabili nel mondo piuttosto che per la crescita di una disciplina sportiva al femminile, come quella dell’hockey su ghiaccio, che ancora fatica a svilupparsi in Italia.

Sei figlia d’arte. Quanto conta la famiglia nella struttura degli atleti come individui e come professionisti dello sport?
L’atleta (purtroppo non ancora professionista!) che sono diventata oggi è sicuramente il riflesso degli esempi che ho avuto in famiglia. In particolare, mio papà Dario è stato un modello assoluto ma anche un fidato consigliere nelle mie scelte sportive. Ho iniziato a giocare ad hockey relativamente tardi (all’età di 9 anni) dopo aver deciso di mollare definitivamente lo sci e poi la ginnastica artistica. A quel tempo, credo che mia mamma aveva un po’ sperato che io scegliessi uno sport più “femminile” – o perlomeno di non dover passare altri 20 anni nei palazzetti del ghiaccio. Tuttavia, ha poi anche lei scelto (di nuovo)una vita a stretto contatto con l’hockey e da diversi anni è la Team Leader della nazionale senior italiana. La mia famiglia mi ha insegnato a non prendere nulla per scontato, a lavorare con determinazione e disciplina, nella vita come nello sport. Nel cercare di rispondere alla domanda, direi che tengo stretti moltissimi ricordi della mia carriera sportiva dove la mia famiglia è sempre stata presente, come le mie prime pattinate e il mio primo mondiale con la nazionale maggiore a Torre Pellice nel 2009. Molto stretta tengo anche la maglia da gioco numero 4, una vera e propria tradizione di famiglia, che soprattutto dopo la prematura scomparsa di mio padre nel 2010, mi ricorda ogni giorno la ragione che mi lega così profondamente a questo sport.

Oggi racconti le Olimpiadi per discovery. Come affronti questa esperienza che di fatto è una terza carriera?
Non nego di aver sperato di essere dall’altra parte dello schermo – a giocare sul campo – già per questa edizione dei Giochi. L’Italia dell’hockey su ghiaccio, sia maschile che femminile, purtroppo non è riuscita a qualificarsi ma, come capita nello sport, bisogna saper cogliere e sfruttare al meglio tutte le occasioni. Poter commentare il torneo femminile di hockey è per me un onore e grandissima fonte d’ispirazione, in vista anche del fatto che l’Italia sarà il paese ospitante della prossima edizione dei Giochi Olimpici invernali del 2026. La nazionale azzurra ha già un posto assicurato e questo rappresenta per me un’opportunità per inseguire il sogno che ho come ancora ‘nel cassetto’ come atleta. Tornando al presente, affronto l’esperienza da commentatrice tecnica con Discovery con il massimo della professionalità e autenticità, cercando di trasmettere ai telespettatori a casa la bellezza ma anche le difficoltà legate a questa disciplina nel campo femminile. Questa esperienza mi permette inoltre di confrontarmi con ex atleti e giornalisti sportivi di altissimo livello, da cui sto imparando moltissimo. Dato che amo uscire dalla mia comfort zone e accettare sempre nuove sfide… chissà forse in futuro questa potrebbe davvero diventare una nuova carriera per me!

Nei 19 giorni delle Olimpiadi Invernali di Pechino 2022, il pubblico di discovery+ potrà fare affidamento su un team italiano di oltre 40 esperti. Alle storiche voci conosciute dagli appassionati di sport invernali si affiancheranno tantissimi ex atleti o atleti ancora in attività, come Carola che ha deciso di raccontare la sua esperienza in discovery+ e di vivere, con un pizzico di sana invidia, un’avventura che le restituirà, per tutti i 19 giorni di Olimpiade, una grande gioia!

Carola Saletta 2

Carola commenterà le gare HOCKEY SU GHIACCIO assieme a:

Michele Bolognini
Johnny Lazzarotto
Giorgio Prando
Stefano Sala
Michele Strazzabosco
Gianluca Tomasello
Vitali Kutuzov
Giacomo Nicolodi