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Angelo Dolfini. Dal pattinaggio alla laurea in lettere: “Lo sport può dare un contributo alla cultura”

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Quattro volte campione nazionale, Angelo Dolfini è un ex pattinatore artistico agonistico italiano. Allenato per tutta la sua carriera agonistica da Petra Ruhrmann, Angelo conta nel suo palmarès un’apparizione nelle Olimpiadi invernali del 2002 di Salt Lake City. Si ritira al termine della stagione 2002 e subito inizia il percorso di allenatore. Nel 2006 si laurea in lettere all’Università di Pavia, dal 2020 è a Champéry (Skating School of Switzerland) e dal 2007 è commentatore per Eurosport.

Allenarsi e studiare: è davvero difficile conciliare le due cose? Qual è stata la tua
esperienza?
Conciliare studio e scuola è molto difficile e lo sta diventando sempre di più. Da un lato la società richiede che la scuola si occupi dei ragazzi per un tempo sempre più lungo, dall’altro la professionalizzazione dello sport fin da giovane età spinge tecnici e atleti verso allenamenti sempre più intensi e tutto questo sempre più precocemente. Ovviamente le due cose entrano in conflitto e diventa di fatto impossibile seguire un corso di studi normale praticando al tempo stesso sport ad alto livello. Secondo la mia personale esperienza, il periodo del Liceo è stato il più duro. Tuttavia all’epoca io passavo a scuola solo una 30ina di ore alla settimana! In pratica avevo tutti i pomeriggi liberi. Questo mi consentiva di praticare lo sport diciamo ogni giorno dalle 14 alle 17-18 circa. All’università, la flessibilità nel seguire solo alcuni corsi e la mancanza dell’obbligo di frequenza mi ha consentito di praticare gli allenamenti in orari più favorevoli. Nonostante ciò, durante i miei quattro anni di carriera sportiva a livello internazionale senior, ho tenuto un ritmo di esami all’anno molto basso, fatto che mi ha costretto a recuperare una volta deciso di appendere i pattini al chiodo.
Oggi giorno la possibilità di seguire corsi on line e la creazione di percorsi ad hoc per gli sportivi è una condizione sine qua non per poter raggiungere dei buoni risultati in campo internazionale. Solo così si può sfruttare l’expertise dei migliori allenatori e seguire di conseguenza un programma di allenamento di qualità, in orari in cui la disponibilità delle
strutture è favorevole allo sport d’alto livello.

Le Olimpiadi e i giovani atleti: quanto è importante prepararsi tutta la vita per l’evento più grande che uno sportivo possa sognare?
L’Olimpiade, specialmente per alcuni sport (tra quelli invernali non vi è alcuna eccezione), è qualcosa di più di una gara: è il sogno che ti sprona da quando sei un giovane atleta in erba, finché da sogno non si trasforma in obiettivo concreto. A quel punto tuttavia, pur mantenendo un fascino unico, diventa sì l’obiettivo più importante della stagione, quando non di un’intera carriera, ma resta un obiettivo tra gli altri, da preparare con cura estrema ma pur sempre una gara come le altre. Il suo immenso fascino rimane, vincere una medaglia ti può dare una gloria immensa, ma credo che la sua percezione in qualche modo cambi. Se penso al mio caso personale, raggiungere la possibilità di partecipare all’Olimpiade è stato il coronamento di una carriera, ma proprio per questo la più grande emozione l’ho provata alla gara di qualificazione. Una volta sul posto, possiamo dire che resta l’incredibile esperienza di esibirsi di fronte al più grande pubblico immaginabile, ma in qualche modo il più è fatto. Chiaramente, le cose sono diverse per chi arriva ai Giochi con l’obiettivo di una medaglia.

Ti sei laureato in lettere. Come lo sport può essere di supporto alla cultura in una visione multidisciplinare?
Senza dubbio lo sport può dare un contributo alla cultura, in realtà credo faccia ormai parte in modo evidente della cultura contemporanea. Lo sport oggi giorno è intrattenimento, passione, emozione, politica. I campioni dello sport hanno un grande seguito sui media e una voce molto ascoltata. I loro comportamenti influenzano la società e l’opinione pubblica, nel bene e nel male. Eppure lo sport, nelle scuole, si riduce all’educazione fisica (importantissima peraltro). I valori dello sport hanno tanto da insegnare ai giovani, conoscere l’esistenza di tanti sport e anche la loro diversa diffusione su scala globale può far parte di una più vasta visione del mondo, con le sue differenze e le sue peculiarità. L’inclusione e la comprensione, il rispetto, per l’altro sono temi molto sentiti nella contemporaneità e centrali nello sport. D’altro canto, anche la cultura dovrebbe fare dei passi avanti per veicolare questi messaggi. Purtroppo la cultura sportiva, specialmente in Italia (non ovunque è così), deve ancora fare molti passi in avanti. Come divulgatori, il nostro ruolo dovrebbe proprio essere quello di raccontare lo sport, le sue storie ricche di pathos ed emozione, certo, ma anche di valori e di insegnamenti. Purtroppo non sempre assolviamo a questo compito. Spero tanto che i principali media sportivi italiani possano intraprendere questa strada e cominciare a capire che la creazione di una corretta cultura sportiva parte da come si racconta lo sport. Alcuni credono che l’ossessione su pochi sport considerati più popolari, o il morboso sensazionalismo che stuzzica gli istinti più bassi, siano la risposta ad una domanda del pubblico. Ma il pubblico non può chiedere ciò che non conosce.

Nei 19 giorni delle Olimpiadi Invernali di Pechino 2022, il pubblico di discovery+ potrà fare affidamento su un team italiano di oltre 40 esperti. Alle storiche voci conosciute dagli appassionati di sport invernali si affiancheranno tantissimi ex atleti come Angelo che ha deciso di raccontare la sua esperienza in discovery+ e di vivere, con un pizzico di sana invidia, un’avventura che gli restituirà, per tutti i 19 giorni di Olimpiade, una grande gioia!

Angelo commenterà le gare del PATTINAGGIO di FIGURA assieme a:
Massimiliano Ambesi
Marika Poli