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Gigi, “il Mastro” nel Volley e nella vita

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intervista a luigi mastrangelo sport star magazine

L’incontro con il campione di tutti i tempi della pallavolo italiana.

Quando da piccolo hai un idolo sportivo e questo campeggia nel migliore dei suoi gesti atletici in un poster appeso in camera che non staccheresti mai dalla parete, ti chiedi che voce possa avere “dal vivo” un personaggio così grande. E ti chiedi anche, pensieri surreali e inutili, come possa comportarsi, fuori dal campo, il tuo beniamino. Sì, insomma, se è educato e gentile così come sembra durante le interviste o nei programmi in TV, se è affabile oppure, come spesso accade per chi ha degli idoli, è un’illusione da cui non vorresti mai essere “svegliata”.
Poi capita di incontrarlo davvero il tuo idolo e, in una chiacchierata piacevole e ricca di aneddoti, capire che è proprio nella normalità che si conferma la grandezza del professionista ma soprattutto dell’uomo.

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Classe 1975, 103 kg per 202 cm, 4 bronzi (Sydney 200, Madrid 2003, Giappone 2005, Londra 2012), 5 argenti (Katowice 2001, Giappone 2003, Atene 2004, Roma 2004, Austria e Repubblica Ceca 2011), 5 ori (Austria 1999, Mar De Plata 1999, Rotterdam 2000, Germania 2003, Italia-Serbia-Montenegro 2005). Basterebbe raccontarlo attraverso questi numeri per capire già che stiamo parlando di Luigi Mastrangelo, per tutti Gigi, uno dei più grandi giocatori di pallavolo di tutti i tempi, il “Muro”, nato e cresciuto in una Puglia che non vantava una vera e propria tradizione in questo sport, per poi scalare le vette e raggiungere i traguardi più importanti nelle più importanti competizioni internazionali.

Ha vinto quasi tutto, Mastro, nel nobile sport del Volley, facendo parte di quella generazione di fenomeni, che sono già leggenda insuperata.
E pensare – come lui stesso ha raccontato – che l’incontro con la pallavolo è stato quasi casuale: “Da ragazzino giocavo a calcio, come spesso capitava ai miei coetanei dalle mie parti. Poi, per via della mia altezza sono stato letteralmente preso e portato su un campo di pallavolo e ho iniziato a conoscere questo sport, del quale mi sono letteralmente innamorato e non l’ho più lasciato. Ricordo che ero il primo ad arrivare in palestra e l’ultimo ad uscire.
Assillavo i palleggiatori, affinché potessi provare ancora e ancora…Credo che qualche mio compagno di squadra mi abbia bonariamente detestato per questo… – scherza sornione il Mastro.

Il ricordo degli esordi porta con sé il ringraziamento e l’ammirazione verso gli allenatori, che sono stati “segnanti”per il giovane centrale mottolese: Giovanni D’Onghia, Michele Carelli, Angelo Lorenzetti, campioni sul rettangolo da gioco e fuori, uomini straordinari e orgoglio per il nostro Paese.

“Sono stati grandi punti di riferimento per me. Lo sono tutti gli allenatori che incontri lungo il tuo percorso professionistico. Loro hanno un’importanza particolare, perché ho avuto l’onore di incontrarli quando ero ancora molto giovane e molti degli insegnamenti, non solo tecnici, li devo a loro”.

E a proposito di ricordi, Gigi condivide due momenti indelebili della sua carriera pallavolistica: la vittoria a Roma nel 2005, durante il campionato europeo, in una partita che ha visto l’Italia aggiudicarsi il match per 3-2 contro un’indomabile Russia e conquistare il sesto titolo europeo.
In quell’occasione “Mister The Wall” ricevette anche il riconoscimento come miglior muro. E poi, l’indimenticabile partita alle Olimpiadi di Atene un anno prima: una partita contro il Brasile più forte di tutti i tempi, giocata punto su punto, fino all’ultima palla, regalando ai tifosi di tutto il mondo il più bello degli spettacoli sportivi; un argento che – come ricorda Mastrangelo – fu per l’Italia e per il mondo intero un “oro bianco”.

Insuperabile, instancabile, talentuoso e mai pago dei risultati raggiunti. Gigi Mastrangelo è stato sempre così, sopra le righe, anche perché se sei abituato a volare sul campo, il concetto di “sopra tutto” ce l’hai nel sangue. E poi, grande sportività, rispetto per l’avversario, puntualità e spirito di sacrificio: sono gli insegnamenti raccolti durante una carriera splendida: “Devo molto alla pallavolo, non solo per i successi e i traguardi raggiunti e per le esperienze sportive vissute in tutto il mondo, ma soprattutto per quei valori che hanno fatto parte della mia vita e che, attraverso lo sport soprattutto, cerco di trasmettere ai miei figli”.

Lui, che ha vissuto tre “ere” diverse della pallavolo, non dimentica il cambiamento epocale di questo sport: “La pallavolo che ho conosciuto non è più quella di oggi. Prima questo sport era più tecnico e ogni giocatore era completo, nel senso che non era specializzato in un ruolo ma poteva ricoprire tutte le posizioni in campo. Poi, con l’ingresso del libero, le cose sono cambiate. Ogni giocatore si specializza in un determinato ruolo e lo sport è diventato molto più atletico, fisico. Non dico che prima era meglio di adesso, semplicemente era diverso. Ed è giusto che uno sport si evolva, adattandosi anche ai nuovi scenari”.

Dal rettangolo di gioco alla tv, con la partecipazione a programmi televisivi come Ballando con le Stelle e Pechino Express e qualche capatina anche cinematografica. Stare davanti alla camera da presa è stato quasi naturale per il Big Mastrangelo che, sorridendo, ha così commentato: “Ho vissuto anche le esperienze televisive come fossero una nuova sfida e, dato che mi piace la competizione, ho cercato di dare il meglio anche lì. Certo è molto più semplice giocare una finale importante di pallavolo che ballare” – sorride.

E continua a raccontare, Gigi, della sua carriera, degli aneddoti, dei suoi figli, di suo papà, con una generosità che conquista e sempre con la pallavolo nel cuore e nella testa.
Il racconto si fa commosso, quando parla dell’amico Vigor Bovolenta, che ricorda così: “Era un leader, dentro e fuori dal campo, uno che non si risparmiava mai, sempre generoso nell’aiutare gli altri…un grande sportivo e uomo”.

Ad un certo punto, compone una squadra senza tempo, di quelle che restano nell’Olimpo del Volley: “Immagina – sale l’entusiasmo – laterali l fenomeno di Samuele Papi e l’intuizione tecnica di Wilfredo León, opposti i due potenti Dimitrij Fomin e Aleksandar Atanasijević, al centro io e Stefan Hübner, palleggiatore un grande regista come Bruninho, allenati e diretti da Alberto Giuliani e Gian Paolo Montali”.

La pallavolo dei grandi, di chi con cuore e passione e tanto impegno ha lasciato un segno, di quelli che ti spingono ad avere attaccato a una parete un’immagine che non sbiadisce. A guardare quell’immagine, Mastro appare imponente più che mai, sguardo fiero e braccia rivolte al cielo, lui che con la sua grandezza, la forza e la generosità di sempre quel cielo lo ha raggiunto davvero.