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Oasis, musica e Manchester City: un legame indissolubile

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Scelse di tifare Manchester Cityjust to piss them off”. Solo per andare contro tutti i fratelli, accaniti sostenitori dei diretti rivali del Manchester United. Una passione che Thomas Gallagher trasmise al figlio Noel. Sì, proprio quel ragazzino che negli anni ’90 diventò una star della musica, assieme al fratello Liam, col quale fondò uno dei gruppi più famosi al mondo. Gli Oasis.

Noel vide la sua prima partita dei Citizens nel gennaio del 1975, nel delirio di quella curva “azzurra”, la Kippax Stand, tra birre, sigarette, urla e insulti ai tifosi avversari. Un ambiente che, una volta toccato, o lo si ama o lo si odia. Fuori e dentro lo stadio. Nei pub, dopo ogni partita, a scolare alcolici, cantare a squarciagola per una vittoria o soffrire per un’amara sconfitta.

La storia di questa famiglia tifosa del City è comune a molte altre della Manchester degli anni ’70. Così come raccontato sul portale “Il Calcio Inglese”, le diseguaglianze sociali di quel periodo sfociavano spesso in una particolare valvola di sfogo che nel weekend trovava il suo apice nei 90 minuti passati all’interno del Maine Road, il tempio di Manchester. La rabbia la faceva da padrona. Anche tra i più piccoli, che saltavano la scuola e si “dedicavano” ad atti di vandalismo puri, e al calcio giocato sui campi di città. Perché correre dietro a un pallone non era solo una passione, ma un modo per impegnare le ore.

Ed è proprio in quel periodo che Noel Gallagher si avvicinò a quelle persone conosciute per strada, le stesse che successivamente faranno parte degli Oasis. Tra sniffate di colla e droghe low cost di ogni tipo, le opzioni erano le stesse per chiunque fosse dedito a quello stile di vita. O si diventava dei campioni di calcio, o si cercava un lavoro, nella speranza di “sopravvivere”, oppure ci si dedicava alle proprie passioni.

La musica, nel caso specifico, per Noel e Liam. Tra una partita e l’altra al Maine Road. Ad oggi, sembra che i fratelli Gallagher fossero destinati a concentrare gran parte della loro vita nello stadio di Manchester. Dagli albori all’apice della loro carriera. Dal calcio alla musica. Senza mai perdere l’occasione per omaggiare i Citizens, anche durante il più grande concerto della loro carriera. Proprio al Maine Road, il 27 aprile del 1996, davanti a decine di migliaia di persone in delirio. L’ingresso sul palco di Noel entrò nella storia. In quel periodo il City era tra gli ultimi posti della classifica di Premier League, e il rischio di retrocessione era dietro l’angolo. Fu così che Noel si avvicinò al microfono per urlare tre volte “Never going down! Never going down!” Never going down!”. Perché quel 27 aprile il City vinse lo scontro con l’Aston Villa. La passione per la sua squadra venne prima del concerto più importante della sua vita. E l’esibizione degli Oasis fu così spettacolare che il gruppo fu incoronato “re” del Britpop.

Tutto il mondo amava gli Oasis, Manchester rinacque grazie alla loro musica. Ancora oggi, a distanza di più di vent’anni, il tifosi del Manchester City, seppur in un’altra struttura (l’Etihad Stadium), cantano le canzoni degli Oasis, quelle che hanno fatto storia. Così come fuori dallo stadio, quando migliaia di cittadini di Manchester gridarono a squarciagola “Don’t look back in anger”, per ricordare le vittime dell’attentato terroristico del 22 maggio 2017. Calcio e musica, il City e gli Oasis. Un legame indissolubile.