Facendo riferimento al concetto di capitano secondo la lingua italiana, questa figura rappresenta un capo, una guida, colui che deve dare l’esempio ai compagni ed è responsabile della loro disciplina. Un ruolo che riveste notevole importanza anche in altri ambiti, ad esempio militari, dove rappresenta l’ufficiale preposto al comando di una compagnia o colui a cui è affidato il comando di una nave, quella che non si abbandona quando affonda.
È notizia di ieri che l’Inter ha tolto la fascia di capitano a Mauro Icardi, nominando nuovo leader del gruppo Samir Handanovic. Una storia con pochi precedenti nel mondo del calcio, per un giocatore di questo calibro, ma che annovera nomi importanti, anche se in circostanze diverse: da Giannini a De Rossi, da Terry a Neymar, fino ad arrivare al grande Johann Cruyff.
La saga Icardi inizia quest’estate quando la moglie agente, Wanda Nara, bussa alla porta della dirigenza per chiedere un aumento di stipendio dagli attuali 5,5 milioni (più bonus) fino a 9. Un contratto rinnovato e adeguato nel 2016 e con scadenza, ben lontana, nel 2021. Pretese ingiustificate, con apparizioni in TV della moglie-agente ricche di messaggi duri contro la dirigenza per il mancato accordo. Un atteggiamento non degno di un capitano che dovrebbe anteporre gli interessi del club ai propri personali, e che dovrebbe far parlare il campo a suon di gol. E invece, probabilmente distratto dal dio denaro, l’argentino non sta rendendo come dovrebbe e come ci si attende da chi ha certe pretese economiche: solo 9 gol in 20 partite di campionato, peggior annata dai tempi della Sampdoria.
E come se non bastassero le sue scadenti prestazioni in campo, ieri Icardi si è arrogato il diritto di rifiutare una convocazione: convocato da Spalletti per la partita di Europa League contro il Rapid Vienna, il “bomber” ha comunicato di non sentirsela di partecipare alla partita, preferendo rimanere a casa. Un gesto di ripicca nei confronti del club. Un gesto inqualificabile, l’ennesima dimostrazione di non essere adatto a quel ruolo e di avere come priorità i suoi interessi.
Eppure, accanto a sé ha un uomo da cui può e dovrebbe imparare molto. Quel Javier Zanetti simbolo dell’Inter, uno dei più grandi capitani della storia del calcio, che per 13 stagioni ha indossato quella fascia, stabilendo addirittura il record di giocatore con più presenze da capitano nella storia della Champions League (82). Un uomo, prima che un calciatore, che non ha mai abbandonato la nave, neanche nei momenti più bui della storia nerazzurra, che non si è mai rifiutato di scendere in campo, neanche quando non era in condizioni ottimali, onorando la maglia anche nelle amichevoli. Gli basterebbe salire qualche piano alla Pinetina e andare a lezione da prof. Zanetti.
Uscendo dal pianeta nerazzurro, ci sono tanti esempi da cui Icardi dovrebbe prendere spunto: Maldini, Totti, Del Piero, vere e proprie bandiere, che si sono legate per tutta la carriera alla loro squadra, rifiutando allettanti proposte economiche provenienti dai migliori club d’Europa. Del Piero è perfino sceso in Serie B con la Juventus. Icardi lo farebbe?
Purtroppo, chi si era illuso che Icardi sarebbe diventato una nuova bandiera dell’Inter rimarrà deluso. Ed è forse uno scherzo del destino se la grana Icardi è scoppiata proprio nei giorni in cui, nelle radio italiane, riecheggia il ritornello vincitore di Sanremo 2019 “Volevi solo soldi, soldi”. Lui è figlio dei tempi di oggi, dove la profonda essenza di questo sport è sminuita dal vil denaro.
Più che al significato di condottiero, il “capitano” Icardi lo assimileremmo alla Maschera della Commedia dell’arte, che impersona il tipo del soldato millantatore. Della serie “Armiamoci e partite”.