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Il personaggio
 #StoriediSport: Ronaldo Luis Nazario de Lima

#StoriediSport: Ronaldo Luis Nazario de Lima

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Se cerchiamo sul vocabolario la parola “Fenomeno”, tra i sinonimi troviamo “Ronaldo”. Luis Nazario de Lima, di battesimo Ronaldo, è stato uno dei giocatori più forti di tutti i tempi, per molti il migliore di sempre. Prototipo del calciatore moderno, capace di racchiudere in una sola persona potenza, velocità e tecnica. Un vero “Fenomeno“!

Nato in una favelas di Rio de Janeiro, prende il nome di battesimo dal dottore che lo mette al mondo, ma viene soprannominato “Dadado” dal fratellino minore che non riusciva a pronunciare il nome Ronaldo. Come tutti i brasiliani, cresce con la passione per il calcio giocando a pelada (calcio da strada a piedi nudi) tra le strade di São Cristóvão, a pochi passi dallo stadio Maracanã.

La leggenda di Ronaldo inizia nel Tennis Club Valqueire, club di futsal (calcio a 5), dove il “Fenomeno“, su campi irregolari e ai limiti della giocabilità, inizia ad affinare tecnica e dribbling a gran velocità. Le gesta del piccolo brasiliano non passano inosservate, vince il campionato di futsal segnando 4 reti al Vasco da Gama che gli valgono la chiamata del Flamengo per un provino. Ma la sua famiglia è povera, e non ha i soldi per comprare il biglietto dell’autobus per andare da Bento Ribeiro a Gavea, sede del campo di allenamento del club carioca. Si infrange cosi il sogno di “Dadado” di vestire la stessa maglia del suo idolo Zico.

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In foto: il primo campo di Ronaldo (São Cristóvão)

Il talento di Ronaldo è smisurato, continua a far parlare di se e finalmente passa al calcio a 11. Alfredo Sampaio lo nota e lo porta con sé al São Cristóvão, prima squadra professionista a soli 15 anni.

Anche qui Ronaldo si mette in mostra, segna gol a grappoli e, dopo solo un anno, conquista il “pass” per il calcio che conta. Ad acquistarlo è il Cruzeiro che lo porta subito in prima squadra, nel massimo campionato brasiliano, dove Ronaldo mette a segno 12 gol in 14 partite. Numeri impressionanti per un ragazzino di soli 16 anni, numeri che lo portano ad essere convocato nella Nazionale brasiliana per i Mondiali Usa ’94. A soli 17 anni, il ragazzino con l’apparecchio e i dentoni, diventa Campione del Mondo.

In Nazionale nasce uno splendido rapporto di amicizia con Romario, che lo adotta quasi come un fratello minore. È a lui che chiede consiglio sul trasferimento al Psv Eindhoven, avendo giocato li prima del passaggio al Barcellona. Lo scetticismo sul trasferimento in Olanda, dovuto al clima freddo di Eindhoven, viene superato grazie ai consigli del compagno di Nazionale. Per diventare il migliore deve giocare contro i migliori. Il passaggio al calcio europeo diventa, quindi, inevitabile.

Da lì parte l’escalation di Ronaldo. Le due stagioni in Olanda, coronate da 54 gol in 57 partite, gli valgono l’attenzione di Bobby Robson e il passaggio al grande Barcellona. Ronaldo, ormai, è diventato un giocatore devastante, dribbla gli avversari come fossero birilli ad una velocità impressionante. Memorabile rimarrà il suo gol contro il Compostela in cui salta 5 avversari, percorrendo 47 metri in 11 secondi (il gol). In Spagna iniziano ad affibbiargli i primi soprannomi: extraterrestre, inumano, fenomeno. Ronaldo è qualcosa di mai visto prima d’ora su un campo da calcio. Miguel Angel Lotina, allenatore del Logrones, ha un’unica soluzione per fermarlo: sparargli.

Al Barcellona Ronaldo rimane solo un anno, il tempo di conquistare Coppa delle Coppe, Coppa e Supercoppa di Spagna, titolo di Pichichi della Liga (34 gol in 37 partite) e di avviarsi verso la conquista del primo Pallone d’Oro.

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A giugno del 1997 Massimo Moratti, presidente dell’Inter, decide di fare follie per regalare ai propri tifosi il giovane fenomeno brasiliano. Viene pagata la clausola rescissoria di 48 miliardi di lire, stabilendo il record di acquisto più costoso della storia del calcio. Ronaldo continua ad impressionare, sembra un giocatore inarrestabile, vince il primo Pallone d’Oro nel dicembre 1997 e trascina la squadra alla vittoria della Coppa Uefa. La leggenda narra che Luigi Simoni, tecnico nerazzurro, nella partitella di allenamento formasse la squadra di Ronaldo di 10 calciatori anziché 11. Perché lui valeva per due. I tifosi, entusiasti, gli dedicano un nuovo coro: “il Fenomeno ce lo abbiamo noi”. Il presidente Moratti gonfia il petto orgoglioso dell’acquisto effettuato. Ma l’amore tra Ronaldo e l’Inter non è tutto rose e fiori.

Nel ’98 guida la Nazionale brasiliana alla difesa del titolo mondiale in Francia. Ma la notte prima della finale, proprio contro i padroni di casa, Ronaldo viene colto da convulsioni che gli impediscono di scendere in campo in buone condizioni.
L’immagine di lui che, il giorno dopo la finale persa con la Francia, scende le scale dell’aereo barcollando, è rimasta impressa nella memoria di tutti noi e, come uno strano segno del destino, fu solo l’inizio dei tanti problemi fisici accusati dal “Fenomeno“.

L’avventura di Ronaldo all’Inter, infatti, è segnata da due infortuni gravissimi ai tendini del ginocchio, che lo tengono fuori dal campo per un anno e ne mettono addirittura a rischio la carriera. Il destino da predestinato sembra voltargli le spalle. Dopo la bruttissima immagine del suo ginocchio che cede mentre fa un doppio passo, un‘altra immagine dolorosa, questa volta dal punto di vista sportivo, si lega all’avventura nerazzurra del brasiliano: le lacrime in panchina per lo scudetto perso il 5 maggio.

È da questo momento, però, che parte la rinascita della leggenda brasiliana.
Vince da assoluto protagonista i Mondiali di Corea e Giappone laureandosi, anche, capocannoniere della manifestazione. Il “Fenomeno” è tornato!

#StoriediSport Ronaldo Luis Nazario de Lima 5Al termine dell’avventura con la nazionale, però, Ronaldo lascia l’Inter per incomprensioni con il tecnico Hector Cuper e passa ai “galacticos” del Real Madrid.
L’avventura madrilena parte subito bene, con la vittoria della Coppa Intercontinentale e del secondo Pallone d’Oro. Nonostante gli infortuni, il fenomeno è rimasto un giocatore ancora devastante e decisivo. Continua a regalare magie, saltare avversari come fossero birilli e segnare caterve di gol. Dopo 5 anni e 104 gol in 177 partite totali con la maglia dei “blancos”, Ronaldo lascia Madrid e passa al Milan. Al termine della stagione in rossonero, il fenomeno fa ritorno in Brasile al Corinthians dove darà l’addio al calcio giocato.


Ronaldo
non è stato solo uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, è stato molto di più. È stato il precursore del calciatore moderno e un simbolo per tutti i ragazzini degli anni ’90. Non c’era bambino che non sognasse di essere lui. Quando in strada vedevi qualcuno con un pallone fra i piedi, era solito sentire “Ronaldo, Ronaldo, il tiro..goooolllll”. Chiunque amasse il calcio si impersonificava in lui. La sua grande notorietà, la sua immensa classe e il suo eterno sorriso, lo portarono a diventare il testimonial perfetto di molti brand. La Nike costruì su di lui numerose campagne pubblicitarie, indimenticabile quella dell’aeroporto (video qui). Al momento del suo ritiro, la società americana ha addirittura dedicato a lui un video in cui divide il mondo del calcio in “B.R.Before Ronaldo e “A.R.After Ronaldo (guarda il video).

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La Pirelli, tra il sacro e il profano, lo sostituì alla statua del “Cristo Redentore” di Rio de Janeiro.

Parecchi campioni di oggi, da Ibra a Messi da Cristiano Ronaldo a Neymar, si sono ispirati a lui e lo hanno eletto a idolo della propria infanzia.
Chi ha avuto il piacere, o la sfortuna, di giocarci contro e marcarlo parla di lui come di un vero extraterrestre.

Fabio Cannavaro una volta disse: “Per la mia generazione è stato quello che Maradona o Pelè erano per le precedenti. Era immarcabile. Al primo controllo ti superava, al secondo ti bruciava, al terzo ti umiliava. Sembrava un extraterrestre”.
Alessandro Costacurta, difensore del Milan negli anni ’90, dichiarò in un’intervista: ”Secondo me resta il più grande di sempre, il miglior attaccante che abbia mai visto. Meglio anche di Van Basten, un giocatore veramente impossibile da marcare. Ne parlavo con un grande come Maldini, Ronaldo ci ha fatto fare una serie incredibile di “figure da cioccolatai”. Vi assicuro che noi abbiamo marcato gente come Maradona, ma lui era assurdo. Lo marcavi stretto e lui ti chiamava la profondità, coprivi lo spazio per non dare la profondità e lui ti puntava in uno contro uno, era ossessionante”.

Questo era Ronaldo detto il “Fenomeno”. Un giocatore incredibile, amato da compagni e avversari, capace di numeri e giocate impensabili e impossibili. Chi ha visto in campo Ronaldo può dirsi davvero fortunato di aver visto giocare uno dei più grandi, se non il più grande, giocatore della storia del calcio.